Se al sesto piano c’è un pò di felicità

Partiamo dalla sigla. I tetti di Parigi, ambientazione anni ’60. La Francia gollista, la borghesia di qua, il popolino in alto, sui tetti. Su, nelle chambres de bonnes, le soffitte destinate alla servitù. E’ così che Monsieur Joubert scopre quel mondo molto più vicino alle nuvole grigie della città quanto lontano dalle scrivanie e dalle quotazioni di borsa che sommergono le sue monotone giornate, rallegrate quando va bene da un perfetto uovo alla cocque, sodo se va male. E lì al, al sesto piano, c’è sempre rumore di festa, quel chiasso che proprio non va giù alla concièrge del palazzo signorile. Ci sono le spagnole, le domestiche che arrivano dalla terra franchista e scendono da corriere impolverate alla caccia di un’occupazione in casa dei ricchi. Lui però ascolta e pensa. Sua moglie, Suzanne, occupata tra manicure, sartorie, partite a carte con le amiche e cocktail, un pò sola, un pò chiusa nelle sue convinzioni, parvenu di provincia, innamorata del marito. Lui sordo fino a quel momento, inizia ad ascoltare i rumori che arrivano dalla soffitta. Fino a quando una delle spagnole scende e viene assunta in casa loro, al posto della vecchia domestica. Accattivante, dolce e perfettamente in grado di difendersi quanto vicina a quel popolino sconosciuto. Monsieur Joubert si appassiona alla sua vita, tra soffitta e chiesa e scopre le storie delle compagne del sesto piano. Due realtà sovrapposte fisicamente, incompatibili, dove una esclude l’altra. Così lui, innamorato di Maria (nome cattolico quanto carico di una connotazione sensuale) decide di tagliarsi fuori dal suo mondo, suo fino a poco tempo prima quando delle spagnole non sapeva nulla e in casa loro si aggirava Germaine, l’anziana bretone “ormai parte della famiglia” finita chissà dove. E lo fa con un gesto emblematico, recidendo con un taglio netto la sua appartenenza al vuoto lusso della buona società. A poco serve l’attenzione gelosa che Suzanne ha per le signore che girano attorno al marito, che le impedisce di vedere le cose che ha sotto al naso: Jean-Luis è rimasto rapito da Maria, che spia mentre fa il bagno nella loro vasca (“Le ho dato il permesso – dice Suzanne – se non ti dispiace”).  Sospettato dalla moglie di un tradimento di rango, lui ammette la colpa pur di sentirsi libero e lascia il tetto coniugale per trasferirsi al sesto piano. Lì, in una camera dove a fatica riesce a girarsi, ritrova la sua dimensione umana, e lo fa a tempo di musica attorniato dall’allegra esuberanza di Dolores, Carmen (la militante comunista: “I padroni devono stare con i padroni”), Teresa, Pilar, Maria e sua zia Concepción. La concièrge ora è obbligata a portare fino in cima, su quelle scale pericolanti, la posta per il signore. Al sesto piano Jean-Luis vive, anche se per poco il suo amore con Maria. A poco servono le suppliche dei figli di Jean-Luis affinchè il papà torni a casa. Macchietta clonata del piccolo ricco, i ragazzini tornano desolati dalla mamma. La signora Suzanne non si dà pace e non si capacita della metamorfosi inspiegabile del marito (“non ti sei mai interessato di nessuno e adesso ti occupi delle vicende personali di quelle spagnole”). E lui non torna, o meglio, proprio quando Suzanne sembra iniziare a capire il marito e a riconoscere un senso esistenziale a tutto ciò e si sente pronta a ripartire da capo, lui scende, ma per dire addio e partire insieme a Maria. Lei però è già salita sulla corriera per andare a riprendersi suo figlio, Miguel, (“figlio del peccato, di un altro padrone come te”, dice a Jean-Luis). Tutto fermo. Jean-Luis si sente per la prima volta senza un tetto. Passano tre anni. Delle donne spagnole, alcune sono tornate a casa, di altre non c’è traccia, come di Maria. Jean-Luis, divorziato, va alla sua ricerca. Trova Miguel: “francese?” – “si ” – “mia mamma ha lavorato a Parigi anni fa” – “lo so”. Maria sta stendendo il bucato, la luce è quella della Spagna, non più quella buia e sporca dell’edificio parigino. Lei gli sorride. Titoli di coda. Lì la Francia gollista e la Spagna rivoltosa non esistono più. Restano in una soffitta abbandonata al sesto piano.

Barbara Leoni

Ottimi i personaggi. Bella la fotografia. Una bella storia.
http://www.youtube.com/watch?v=ppH4MBsVTKU